«Per nulla sorpreso circa la presunta infiltrazione della camorra a Medjugorje. Il gran flusso di pellegrini che da anni visita il luogo di culto ha dato impulso anche alla costruzione di nuovi alberghi e all’apertura di negozi che vendono articoli religiosi prodotti pure in Italia e poi trasportati in Bosnia Erzegovina. E quando si tratta di fare soldi, non c’è culto che tenga. La camorra non si fa sfuggire giri del genere».
Don Aniello Manganiello
A parlare, raggiunto telefonicamente da Stylo24, è don Aniello Manganiello, prete di frontiera e conoscitore profondo delle dinamiche della malavita nostrana
Costantino Sarno
«Non rimango affatto basito davanti alle dichiarazioni di monsignor Hoser. Del resto è indubbio che la camorra, già a partire da Costantino Sarno (boss di Miano, ndr) abbia intessuto rapporti con i Paesi della Ex Jugoslavia per portare a termine traffici di sigarette, droga, armi». Don Aniello sottolinea pure che la camorra si è infiltrata da anni nel business legato alla religione, attraverso alcuni circoli «della Madonna dell’Arco. Al Rione Don Guanella, ad esempio, in uno di questi circoli è stata rilevata la presenza di persone vicine a organizzazioni malavitose. Ricordo pure che nel 2011, spostandoci a Barra, denunciai le infiltrazioni del clan locale nella festa dei Gigli. Tutti mi diedero addosso, dopo poco, però – conclude don Aniello – l’obelisco costruito dai Cuccaro con i soldi delle estorsioni ai commercianti, fu abbattuto dalla magistratura».
Il boss Angelo Cuccaro durante la Festa dei Gigli a Barra
Da sempre, dunque, la camorra ha condotto floridi affari nel comparto «religioso»
E per quanto riguarda Medjugorje, bisogna fare un discorso particolare. Parlavamo delle dichiarazioni di monsignor Hoser, vescovo emerito di Varsavia Praga, che durante una intervista rilasciata a lafedequotidiana.it ha dichiarato: «Sulla camorra a Medjugorje ho riferito (durante il ‘sermone’ tenuto all’aeroporto Okecie Varsavia, ndr) quanto ho sentito. Confermo ciò che ho dichiarato durante l’omelia. Una opinione raccolta, una eventualità e solo questo, nulla di più». Oltre alla presunta infiltrazione negli alberghi presenti nella zona sviluppatasi intorno al luogo di culto, in quella dei negozi che vendono oggetti religiosi, c’è pure da rilevare il mercato fiorentissimo, del falso e la possibilità più che peregrina, che i clan nostrani stiano partecipando ad acquisti di terreni per edificare nuove strutture ricettive.
L’affare fa gola e i clan impegnati su questo versante sono quelli che storicamente hanno legami con i Paesi dell’ex blocco sovietico
Vincenzo Licciardi, padrino dell’Alleanza di Secondigliano, al momento dell’arresto da parte della Squadra Mobile
Il padrino di San Giovanni a Teduccio, Vincenzo Mazzarella
Vale a dire Mazzarella, cosche dell’Alleanza di Secondigliano, Licciardi in testa, Di Lauro e organizzazioni del Casertano. Traffico di sigarette, di armi, di droga, ma anche attività legata alla rete dei magliari, come a metà degli Anni Duemila, rilevò un’inchiesta di Filippo Beatrice, sono testimonianza dei «rapporti di lavoro» intercorrenti tra organizzazioni nostrane e gruppi dell’Est. A ciò, nel caso particolare di Medjugorje, bisogna anche aggiungere che il controllo ecclesiastico circa i flussi dei pellegrini e le attività svolte sul territorio non è lo stesso che si effettua per altri luoghi «dalle apparizioni riconosciute», come ad esempio Fatima o Lourdes. Ci si organizza tramite singoli gruppi e parrocchie. C’è poi da considerare che i prezzi sono alquanto abbordabili. Da Napoli per recarsi a Fatima occorrono in media 800 euro, 700 per Loudes e appena 450 per Medjugorje.