Era in grado di avvicinare il capoclan di Caivano Pasquale Fucito detto ‘o marziano’ con il quale aveva un rapporto molto stretto. Gli comunicava in anticipo le operazioni di polizia giudiziaria che i carabinieri del gruppo investigativo di Castello di Cisterna stavano per compiere cosi’ da salvarlo ogni volta. E’ stato arrestato ed e’ al carcere di Santa Maria Capua Vetere, Lazzaro Cioffi detto ‘Marcolino’, brigadiere dell’Arma che deve rispondere di associazione a delinquere, favoreggiamento e riciclaggio aggravato.
Secondo le indagini, Cioffi informava esponenti del clan Ciccarelli di indagini riservate e su imminenti perquisizioni a carico di Fucito. In una occasione, sostengono i pm, tento’ anche di impedire un blitz da parte dei suoi colleghi per evitare il sequestro di 18mila euro nascosti a casa di Fucito. Consiglio’ al capoclan di Caivano di non noleggiare piu’ auto che potevano essere piene di microspie ma soprattutto non lo arresto’ quando scopri’ che aveva una pistola calibro 38 nel cassetto della camera da letto. C’e’ anche un’altra indagine e riguarda la vendita di un ristorante riconducibile al brigadiere del valore di 60 mila euro e rivenduta ad un prestanome di Fucito per 120 mila.
Il traffico di droga e i broker
Napoli ha cambiato volto. Non e’ piu’ la citta’ che vende droga e ha le piazze piu’ redditizie d’Italia. Ora e’ crocevia dei traffici internazionali di sostanze stupefacenti. E lo dimostra chiaramente quest’operazione della procura partenopea che con 50 misure cautelari ha colpito un cartello internazionale che aveva come perno principale un broker, o meglio un manager della cocaina, in grado di avere contatti con le fazioni colombiane e gli emissari spagnoli.
Una indagine che ruota tutta attorno a Bruno Carbone, 51 anni, che dal suo ufficio in Olanda ha diretto e dirige i movimenti di droga dal sud e centro America, fino in Spagna e poi in Italia con un parco di dieci tir pronti a caricare i panetti di polvere bianca. Carbone e’ pero’ latitante gia’ da un anno, anche se gli investigatori sono sulle sue tracce. Tre le cosche che beneficiavano dei trasporti. Innanzitutto i potenti Nuvoletta di Marano, con Antonio Nuvoletto, rampollo della cosca. Poi i Ciccarelli del Parco Verde di Caivano, comune a nord di Napoli, diventata la nuova Scampia. I referenti erano Pasquale Fucito e Fulvio Russo, che trafficavano per 18 milioni di euro all’anno. Altro piazza rifornita era al rione Traiano, quartiere di Napoli, gestita dalla Maria Iavarone, moglie di Davide Leone.
Cinquanta le misure cautelari ma sono oltre sessanta gli indagati. Carbone aveva il ruolo di capo e promotore e finanziatore per le importazioni e il trasporto di tonnellate di cocaina dall’Olanda all’Italia a bordo di autoarticolati. In particolare determinava le strategie del del suo gruppo impartendo ordini tassativi in merito alle decisioni piu’ importanti, ovvero il quantitativo di droga da importare, i clan da contattare, i pagamenti da effettuare a gli emissari della Spagna inviati dai narcos della Colombia. Tra le persone insospettabili arrestate c’e’ Fabrizio Ventura, imprenditore milanese, accusato di favoreggiamento. Secondo quanto emerso dalla indagini, grazie alla societa’ ‘Ceramic e grafite’ aiutava i narcos caricando forni termici da lui prodotti con soldi che venivano spediti da Milano a Bogota’. Questo era il sistema per pagare le forniture di droga.