di Francesco Vitale
Sono diversi gli episodi relativi alle estorsioni con il «metodo delle cambiali» che emergono dall’ultima inchiesta condotta contro esponenti dell’Alleanza di Secondigliano. A fronte delle richieste del pizzo, c’è da evidenziare, pure, come le vittime, in alcuni casi, si ribellino e si rivolgano alle forze dell’ordine. Capita ad esempio che un imprenditore della zona di San Carlo all’Arena venga contattato da emissari del clan Contini, che gli consigliano di recarsi presso un bar, dove il commerciante «troverà la persona con cui deve parlare».
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Il commerciante prende tempo, ma l’emissario afferma che non può esimersi dal presentarsi all’appuntamento. Succede così che l’uomo si reca in compagnia della moglie, presso il locale che gli è stato indicato.
L’appuntamento
al bar frequentato
dagli esponenti
della cosca
Arrivano di sera, quando la persona da incontrare non c’è. La coppia, dunque, per timore di ritorsioni, torna nel bar il pomeriggio del giorno seguente e questa volta, trova il referente della cosca. Si tratta di Ettore Esposito (considerato elemento apicale del sodalizio), che siede a un tavolino del locale e che riceve soltanto l’imprenditore. La moglie di quest’ultimo deve attendere all’esterno del bar, bloccata dal «servizio d’ordine» della cosca.
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A quella che di lì a poco diventerà vittima di estorsione, viene spiegato da Esposito, che il sodalizio è in possesso di 600mila euro di cambiali, e che non si tratta di estorsione, stanno chiedendo un «favore» a tutti i commercianti di «scontare» (cambiare, anticipare i soldi) i titoli, che alla scadenza, dice Esposito, «verranno comunque coperti». Si tratta, in verità, di una estorsione in piena regola, poiché una volta versato il denaro e acquisite le cambiali, nessuno le coprirà.
All’imprenditore, viene chiesto il favore di «scontare» cambiali per 50mila euro, ma lui afferma che non è nelle condizioni di liquidità per effettuare una simile operazione. Esposito ribatte che anche altri commercianti della zona si sono messi a disposizione, e alla fine di una lunga trattativa, contraddistinta dalla costrizione e dalla paura della vittima, l’imprenditore acconsente a scontare cambiali per 30mila euro.
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Qualche giorno dopo, il commerciante, insieme a un amico (che nelle intenzioni sarebbe stato in grado di far recedere i criminali dal loro tentativo), si reca di nuovo al bar. Ha con sé cinquemila euro, che vuole versare a Esposito, per cercare di chiudere la «controversia». Il tentativo non va in porto: la vittima è costretta non solo a lasciare i 5mila euro, ma anche a prendere una cambiale da 10mila euro. E’ solo la prima tranche dell’estorsione. Comprendendo che non ci sono vie di uscita, l’imprenditore alla fine decide di rivolgersi al responsabile di una associazione anti-racket, che avverte immediatamente le forze dell’ordine.