Si ricompone il gotha del clan
di Francesco Vitale
I sismografi della Dda sono a caccia di segnali, e sono chiamati ad «operare» su un nuovo fronte. Dopo il recente ritorno a Scanzano di Vincenzo D’Alessandro (figlio del defunto boss Michele), c’è infatti da registrare la scarcerazione di Michele Abbruzzese (cugino di Michele D’Alessandro). Le condizioni di salute dell’uomo (che si trova a scontare una pena di 40 anni, per associazione di stampo mafioso, omicidio e rapina), conosciuto negli ambienti della mala di Castellammare di Stabia come pacariello, secondo i giudici del Tribunale di Sorveglianza, non sono compatibili con il regime carcerario. Per tale motivo, quello che è considerato tra i killer ed elemento apicale del clan D’Alessandro, ha potuto fare ritorno nella città delle acque. L’allerta da parte di forze dell’ordine e magistratura è massima, nel comprensorio stabiese.
Leggi anche / Torna a Scanzano Vincenzo D’Alessandro
La cosca egemone ritrova un soggetto di primo piano; la scarcerazione di Abbruzzese segue in ordine di tempo, il ritorno a Scanzano di Vincenzo D’Alessandro (attualmente sottoposto alla sorveglianza speciale), e quello dello zio di quest’ultimo, Luigi. Tornando ad Abbruzzese, è stato coinvolto anche nel procedimento imbastito per una serie di omicidi maturati nell’ambito della guerra di camorra combattuta per il controllo del territorio, dai D’Alessandro e gli Imparato tra il 1990 e il 1993. Il processo, che a maggio del 2003 (I Sezione della Corte di Assise di Napoli) si conclude con l’ergastolo per pacariello (la stessa pena è inflitta anche ad altri quattro esponenti dei sodalizi in contrapposizione), si riferisce all’inchiesta Sigfrido 1, e in particolare a sette assassinii (quelli di Casimiro Longobardi, Francesco Cannavale, Luigi Santaniello, Antonio Aliperti, Francesco Balestrieri, Antonio Amendola e Alberto Castellano) avvenuti nella zona compresa fra Castellammare di Stabia e Torre del Greco.

Con il ritorno in città di Abbruzzese, scrivevamo, l’allerta da parte degli inquirenti è massima: di fatto si è ricomposto il gotha della famiglia di Scanzano e non è escluso che si potrebbe assistere a nuove evoluzioni sullo scacchiere criminale stabiese. Prima della scarcerazione di Abbruzzse e del ritorno a Scanzano di Vincenzo D’Alessandro, la Dda aveva individuato in Luigi D’Alessandro e Teresa Martone (rispettivamente fratello e vedova del defunto boss Michele D’Alessandro) le guide della cosca. Naturalmente, in relazione agli ultimi fatti, va considerato che si potrebbero avere cambiamenti a livello di assetto. Tra l’altro, Martone è ai domiciliari, in seguito al coinvolgimento nell’inchiesta Olimpo, che ha fatto scaturire l’operazione che lo scorso 5 dicembre portò all’arresto di 13 persone. Tra esse anche «il re del latte», Adolfo Greco.