Luca Esposito ricostruisce l’accordo tra il rampollo Ettore e il clan dei “Capitoni”: «Era la quota che versava a Mario per trafficare droga a Miano»
di Luigi Nicolosi
Sangue e tangenti per siglare un patto di ferra tra due delle cosche più potenti e temibili dell’intera città di Napoli. Il clan Contini, in particolare la fazione che fa capo alla famiglia Bosti, anni fa avrebbe stretto un accordo, suggellato persino da un matrimonio eccellente, con i “Capitoni” di Miano. In questo modo avrebbe ampliato in maniera esponenziale la propria zona di influenza, allungando così il raggio d’azione anche sul quartiere Miano, oltre che ovviamente in quello San Carlo all’Arena. Tutto questo avrebbe però avuto un prezzo per il rampollo Ettore Bosti, all’epoca ancora a piede libero: una tangente da 5mila euro per trafficare droga senza avere problemi di alcuni tipo con gli storici boss di via Janfolla.
A rivelare il retroscena è oggi l’ultima gola profonda del clan Contini, Luca Esposito, genero del capoclan Patrizio Bosti. Il 41enne, dopo essere finito in manette a gennaio per una vicenda di mazzette e tamponi falsi, ha deciso di collaborare con la giustizia, dando così un taglio al proprio passato. In alcuni interrogatori successivi Esposito avrebbe poi manifestato dei tentennamenti, tanto da spingere alcune fonti investigative a parlare di “ritrattazione”. Ad oggi però le sue dichiarazioni sono già state depositate agli atti di alcuni importanti procedimenti, motivo per il quale, almeno allo stato attuale, il 41enne marito di Maria Bosti non può che essere considerato un pentito, o quantomeno aspirante tale.
Il 2 febbraio scorso Esposito ha affidato agli inquirenti della Dda di Napoli una lunga deposizione, nel corso della quale ha parlato a lungo delle informazioni in possesso in merito al ruolo del ras Ettore Bosti “’o russo”, il figlio di Patrizio: «Ettore sposò Mena Lo Russo, figlia di Mario, ma il matrimonio non era voluto, soprattutto da Ciccio Mallardo. Per ingraziarsi quelli di Miano, Ettore Bosti partecipò a un omicidio. Omissis da allora continuano a nutrire rispetto per Patrizio, ma non dimenticano l’accaduto e guardano con rancore Ettore, di cui non si fidano. So di questo omicidio per averne sentito parlare da omissis».
Stabilita questa premessa, Luca Esposito parla quindi dei rapporti che Bosti jr avrebbe intrattenuto con i “Capitoni”: «Nel 2013 Ettore di trasferì addirittura a Miano. E là aveva relazioni criminali con gli esponenti del clan Lo Russo. Una volta, in quel periodo, incontrai Ettore insieme ai ragazzi del clan di Miano presso il negozio di Michele Franzese vicino piazza dei Martiri. Loro andavano là ogni sabato pomeriggio a spendere soldi a bizzeffe. Io li incontrai per caso. In quell’occasione mi presentò suo suocero, Mario Lo Russo, lì presente per fare acquisti. Questi, con aria sarcastica, mi disse che Ettore pagava a lui 5mila euro al mese per poter stare a Miano».
Una somma di denaro, il cui significato Luca Esposito ha interpretato in questi termini: «Non mi pareva una battuta. Con quel termine “stare” Mario Lo Russo intendeva prendere parte al clan Lo Russo. Era in sostanza la quota che Ettore versava al suocero perché lì faceva traffici di droga. Non so però nel dettaglio con chi Ettore trafficasse droga. Le notizie sui ruoli nel clan, gli equilibri interni, le relazioni e gli scontri le raccoglievo per strada e in famiglia». Insomma, “de relato”, come si dice in gergo. Fonti talvolta incerte, che non è detto possano essere da pm e giudici ritenute sufficienti a sancire la genuinità della sua collaborazione.