La tangente da corrispondere al clan Contini
di Giancarlo Tommasone
Sono ritenute di particolare valore le dichiarazioni del 30enne Giovanni Fortunato, uno dei principali «accusatori» del gruppo dedito alle truffe agli anziani, e restituiscono uno spaccato, a volte estremamente inquietante e «barbaro». Come quando il pentito racconta del boss che litiga con i truffatori a causa dei soldi e a uno di questi avrebbe tagliato le mani. Fortunato, fa parte di quel giro ramificato in tutta la Penisola, che ha messo a segno centinaia di raggiri ai danni di altrettante vittime. Il 30enne, che ha cominciato la sua carriera criminale a Melegnano (centro della provincia milanese), si pente poco dopo essere stato arrestato. Agli inquirenti illustra le tappe della sua attività. Che comincia nel gruppo coordinato da Ciro Diana, e continua con il «telefonista» Giovanni Barbato.
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con le truffe agli anziani che con il contrabbando
Con quest’ultimo, gli affari per Fortunato, vanno assai meglio, perché come lo stesso riferisce agli inquirenti «ero passato dal prendere il 50% invece che il 20% sui colpi». «Barbato – racconta ancora il pentito – non voleva far sapere le somme che ricavava con le truffe (per non attirare le attenzioni del “sistema” che avrebbe preteso una tangente più sostanziosa); faccio presente che facevamo a volte più di 150mila euro al mese». L’affare delle truffe agli anziani, proprio a causa dei sostenuti ricavi (assai più consistenti, secondo un altro collaboratore di giustizia, rispetto al contrabbando di sigarette) è tenuto in serissima considerazione dal clan Contini, che lo gestisce in maniera diretta. La percentuale sulla tangente, inoltre, è decisa dai vari reggenti che si avvicendano alla guida della cosca del Vasto-Arenaccia. Ci sono quelli più «accondiscendenti» e quelli che invece pretendono di più dalle «batterie».
Il racconto horror
Uno di questi, secondo Fortunato, è il boss Nicola Rullo (attualmente detenuto). «Quando è uscito – il pentito si riferisce al 2017 -, Nicola ha creato scompiglio, cominciando a taglieggiare tutti e a ‘fare casino’ in mezzo alla strada, picchiando le persone. Voleva incassare più soldi e affermare il proprio potere. Barbato mi raccontava poi di un episodio di settembre: dei truffatori come noi, avevano avuto dissidi con Nicola per denaro; a uno di loro Nicola avrebbe “tagliato le mani” per non farlo più lavorare». «Il ferito – rendiconta ancora Fortunato – sarebbe stato portato all’ospedale Loreto Mare. Per questo Barbato era spaventato e temeva che Nicola venisse anche da lui a chiedere, tanto da aver detto che voleva lasciare Napoli e venire al nord a Milano con tutta la famiglia. Aggiungo che anche a Natale saremmo andati a dare la busta (a versare la quota per il clan) per stare tranquilli; è però Barbato che conosceva e che avrebbe preso contatti». La situazione cambia quando Rullo viene nuovamente arrestato. «Barbato – dice ancora Giovanni Fortunato – ha raccontato che (in detta occasione) il quartiere ha fatto festa».