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Home Inchieste e storia della camorra

Il pentito: il boss prese una cartina della città per spartirsi le estorsioni

di Redazione
6 Novembre 2019
in Inchieste e storia della camorra
Tempo di lettura: 3 minuti
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Gli atti allegati all’inchiesta «Piccola Svizzera»

di Giancarlo Tommasone

Sul sistema delle estorsioni nella zona all’interno e all’esterno del porto, rendiconta anche il collaboratore di giustizia Ciro Niglio, ex gruppo Amodio-Abrunzo (che agisce in prevalenza, sul territorio di Barra), nel corso di una deposizione del 13 luglio 2017. Niglio fa mettere a verbale che per spartirsi il territorio e inquadrare i destinatari delle richieste di denaro, Vincenzo Amodio, un giorno avesse preso una mappa della città di Napoli. L’ex affiliato al clan fa pure riferimento alla figura di Carmine Montescuro, alias zì Menuzzo, coinvolto nell’inchiesta «Piccola Svizzera» (a cui sono allegate, appunto, le trascrizioni delle rivelazioni dei pentiti).

Fibrillazioni nell’area orientale

«Nel 2013 – racconta Niglio – stavano costruendo una piattaforma all’interno e all’esterno del porto a San Giovanni a Teduccio, vicino alla Centrale termoelettrica. All’epoca andavo tutti i giorni a mare, a pescare con Salvatore Abrunzo, fuori al porto dove entrano le navi, “sotto a fogna”, lungo il tratto che costeggia Portici, San Giovanni e arriva fino al Loreto Mare, dove si trova la piattaforma che stavano costruendo. Ho comunicato a Vincenzo Amodio che c’era questa costruzione in atto. Lui mi disse che già i Cuccaro percepivano una quota dai lavori che si facevano al porto e quindi gli venne in mente che doveva andare da Mennuzzo che doveva dare la quota a noi Amodio-Abrunzo. Organizzammo un incontro con i Rinaldi e in particolare con Sergiolino, con il quale parlammo delle estorsioni di Mennuzzo, e di tante altre estorsioni che si facevano tra San Giovanni e Barra per capire come dividere il territorio. Vincenzo Amodio prese una piantina del territorio per fare la spartizione delle estorsioni».

Tangenti per Via Marina, summit tra
Maria Licciardi e Carmine Montescuro

Durante il summit si registrano un po’ di frizioni, soprattutto perché, racconta Niglio, «quando parlammo delle estorsioni del porto, Sergiolino ci disse che Mennuzzo si stava prendendo tutto lui. Dopo una quindicina di giorni, era dopo l’omicidio di Giovanni Bottiglieri (assassinato il 23 ottobre 2013 in una sala giochi, ndr) siamo andati da Mennuzzo , io, Amodio, Salvatore Abrunzo e Vincenzo per parlare delle quote». In questa occasione, si arriva a un duro confronto tra i due gruppi.

Si rischia
lo scontro tra il gruppo
Amodio-Abrunzo
e il clan di Sant’Erasmo

«Dopo un primo momento in cui Amodio si arrabbiò con Mennuzzo contestandogli che stava prendendo tutti i soldi lui, Mennuzzo disse che stava continuando a dare la quota di 10mila euro a Barra, ad Andolfi perché aveva paura di Angelo Cuccaro. Amodio si arrabbiò ancora di più e decidemmo che la ripartizione dovesse vvenire in tre quote, 10mila euro a noi (abrunbzo-Amodio), 10mila a lui (al Menuzzo, Carmine Montescuro) per Sant’Erasmo Erasmo e 10mila ai Rinaldi, con i quali ci eravamo accordati in precedenza», rivela Niglio. Il pentito sottolinea anche come Carmine Montescuro fosse poco propenso a svelare le modalità delle estorsioni al porto, considerato «suo esclusivo territorio». «Anche gli altri clan prendevano le estorsioni del porto. Quando Amodio cercò di sapere come funzionava il sistema delle estorsioni nel porto, Mennuzzo gli disse che se lo avesse detto a lui, avrebbe dovuto dirlo anche agli altri clan», risponde Niglio alla domanda rivoltagli dal magistrato.

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