di Giancarlo Tommasone
Il sindaco Luigi de Magistris, il Pd e il campo largo. Sul presunto accordo a cui la fascia tricolore starebbe lavorando ma anche sull’eventuale ricollocazione politica del primo cittadino partenopeo, Stylo24 ha raccolto le considerazioni dell’ex parlamentare Berardo Impegno, esponente storico della sinistra napoletana.
E’ possibile si concretizzi un accordo tra Pd e Luigi de Magistris? E lei come lo vedrebbe?
«Partiamo dal fatto che tra de Magistris e il Pd (oltre De Luca e prima di De Luca) c’è stato in questi anni, un contrasto molto forte, sia sul modo di affrontare le questioni amministrative che sul piano culturale generale. Contrasto che in de Magistris ha assunto un aspetto estremistico e spesso parolaio. Mi chiede come vedrei l’eventuale citato accordo, mi limito a dire che al momento è ancora molto difficile si concretizzi poiché ritengo non si riesca a trovare un punto di incontro politico tra il Pd e il primo cittadino partenopeo».
La scorsa settimana, però, il sindaco di Napoli è stato chiamato a intervenire alla festa nazionale dei dem a Ravenna, in cui si è discusso del campo largo: come va letto questo tipo di apertura da entrambe le parti?
«Direbbe Aristotele, come una “dunamis”, una potenzialità. Ma prima che una potenzialità diventi atto, ce ne vuole, da entrambi i lati. Perché è vero che Zingaretti è interessato a costruire il campo largo del centrosinistra, ma è altrettanto vero che de Magistris, dopo l’avvento del Governo Pd-M5S, è del tutto isolato».
Perché?
«Perché de Magistris non è un interlocutore né del Movimento 5 Stelle, né del Pd».
Potrebbe diventarlo?
«No, se continua a restare sulle posizioni che ha assunto durante gli ultimi 8 anni (quelli a cui ammontano, finora, i suoi due mandati da sindaco, ndr). La sua arroganza, che credo avrà sempre la meglio sul resto, lo porta a continuare a credere di poter essere da solo, e di incarnare esclusivamente nella sua persona, il centro di una alternativa possibile».
Come potrebbe de Magistris, terminato il mandato di sindaco, ricollocarsi politicamente?
«Anche io credo, come ha sostenuto Zingaretti, che per lui, l’approdo meno contrastato sia quello del campo largo del centrosinistra. Tuttavia, è de Magistris che deve passare attraverso una fortissima autocritica, sia rispetto al modo in cui ha inteso l’amministrazione, che è stata del tutto carente; sia sul piano culturale, rispetto al quale, ribadisco, ha fatto emergere una impostazione estremistica e abbastanza parolaia».
Commentando il Conte bis, in tv, il sindaco ha dichiarato che per mettere alle corde la Lega, è stata fondamentale l’azione di Roberto Fico (del quale ha tessuto le lodi). Concorda con questa valutazione?
«Sì, sono d’accordo. Ma da questo a pervenire a qualche conclusione ulteriore di alleanza tra Fico e de Magistris , ce ne vuole. E in ogni caso se questa dovesse essere l’intenzione del sindaco di Napoli, farebbe ancora una volta una fuga in avanti, perché si precluderebbe la possibilità di un dialogo diretto col Pd; dialogo che passa attraverso una ripresa di rapporti con De Luca e si misura su come ci si vuole collocare rispetto alle prime elezioni che sono di fronte a noi, vale a dire le Regionali in Campania».
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Alle quali, almeno stando a quanto dichiarato ultimamente da Panini, segretario nazionale di deMa, il sindaco di Napoli non dovrebbe partecipare. Si riferisce quindi addirittura a un eventuale appoggio a De Luca da parte di de Magistris?
«Se non dovesse essere appoggio, in ogni caso non una ostilità. Perché se parte da una ostilità manifesta ed espressa, allora è evidente che tutto si complica; né, d’altronde, le tattiche di rapporto solo con Fico, possono essere sufficienti a ricollocare il sindaco di Napoli, nell’ambito del campo largo del centrosinistra. Servirebbe un po’ di umiltà, ma richiedere una cosa del genere a de Magistris, risulta assai difficile».
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Professor Impegno, lei ha insegnato filosofia per anni. Come collocherebbe «filosoficamente» de Magistris?
«Mi fa pensare a Jacques Roux, lo collocherei tra gli “arrabbiati” della Rivoluzione francese. Che però fecero una brutta fine».
Chiudiamo con gesti e simbologia: secondo lei, quanto è genuino il pugno chiuso, spesso mostrato dal sindaco?
«Non faccio il processo alle intenzioni. Credo comunque, sia genuino. Ma ormai, servono più le carezze che i pugni chiusi».