di Giancarlo Tommasone
Dove eravamo rimasti? Ah, sì, a Bagnoli. Al 31 agosto scorso, quando Luigi de Magistris, così si esprime sulla nomina di Francesco Floro Flores. «Dovesse essere la scelta ratificata dal Consiglio dei ministri, noi già un minuto dopo siamo pronti a sederci al tavolo non solo col Governo, ma anche col nuovo commissario».

E poi: «Con Floro Flores abbiamo già sperimentato pratiche di lavoro comune nell’interesse della città e sappiamo che si tratta di un imprenditore competente, valoroso e con la passione per la città di Napoli». Parole che indicano – è lapalissiano – piena soddisfazione, l’avallo da parte del sindaco di Napoli alla scelta.

Il placet non solo nei confronti dell’imprenditore, ma verso chi ne ha suggerito la nomina, vale a dire il presidente della Camera Roberto Fico. Che, non vorremmo sbagliare, è tra i rappresentanti apicali di questa legislatura.
Passano appena 4 giorni e un comunicato della segreteria di deMa, partito di cui de Magistris è presidente, di fatto smentisce il sindaco.
«La scelta del Governo di nominare un nuovo commissario per Bagnoli appare contraddittoria, rispetto alle affermazioni fatte, in particolare dai 5 Stelle, contro la decisione del commissariamento di Bagnoli del Governo Renzi». Non è finita qui, ricordate cosa dice Giggino? «Siamo pronti a sederci al tavolo non solo col Governo, ma anche col nuovo commissario».
«Ribatte», è proprio il caso di dirlo, la sua stessa segreteria
«(Il partito) deMa continua a contrastare la logica dei commissariamenti, che fanno danni e lasciano debiti. Noi siamo per una democrazia dal basso che consenta il controllo democratico delle scelte operate». Delle quattro l’una: nessuno della segreteria ha letto le dichiarazioni rese il 31 agosto dal leader maximo, comandante Giggino; le hanno lette e Giggino non conta più niente; è in atto un ammutinamento tra gli arancioni; regna la massima confusione all’interno di deMa. Propenderemmo per la quarta ipotesi.
Il comunicato diffuso dalla segreteria dice l’opposto
di quanto dichiarato dal presidente Luigi de Magistris.
Da un lato sta ad indicare che la mano destra non conosce quello che fa la sinistra, dall’altro che Giggino ha perso completamente il controllo della situazione. Un manicomio. Anche perché parliamo di un soggetto politico che da solo è poco più di una discreta associazione culturale. E che può sperare di essere riconoscibile oltre i confini di Piazza Municipio, solo in virtù del presidente e solo perché questi ha la fortuna (o la sfortuna, dipende dai punti di vista) di essere il sindaco della terza città d’Italia.

Tornando alla confusione in atto sul commissario, non dimentichiamo che un saggio era stato fornito pochi giorni fa dalla consigliera arancione Eleonora De Majo. Anche se, il messaggio «L’emiro di Bagnoli», di cui abbiamo ampiamente scritto, aveva finalità che con la contestazione e la difesa del territorio c’entrano niente.