Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar e accoglie il ricorso della San Pietro sas. In primavera l’ex sindaco, ex assessori e dirigenti del Comune furono rinviati a giudizio
di Fabrizio Geremicca
In primavera per la vicenda dell’autorizzazione in variante alla San Pietro sas di Gargiulo Guglielmo a realizzare un parcheggio a raso in via San Sergio furono rinviati a giudizio dal gup del Tribunale di Torre Annunziata l’ex sindaco di Sant’Agnello, Piergiorgio Sagristani, ex assessori e dirigenti del Comune ed il privato. In quell’area sarebbe stato possibile realizzare, secondo il piano regolatore generale, solo un parcheggio interrato multipiano con sovrastante area a verde.
La tesi della Procura – respinta dagli avvocati degli imputati – è che Sagristani e gli altri avrebbero «intenzionalmente procurato a Gargiulo Guglielmo un ingiusto vantaggio patrimoniale consistito…. in un intervento speculativo di edilizia privata realizzato in violazione della strumentazione urbanistica vigente e della normativa di settore». Il processo è in corso. Arriva però ora una sentenza del Consiglio di Stato che ribalta un precedente pronunciamento del Tar e, accogliendo il ricorso della San Pietro sas, stabilisce che l’autorizzazione del Comune a costruire il parcheggio a raso in luogo di quello interrato era ben motivata. Si vedrà nei prossimi mesi se e come la decisione dei giudici amministrativi di secondo grado potrà avere un qualche effetto anche sull’esito del processo penale.
La tesi del Consiglio di Stato
Secondo il Consiglio di Stato «rispetto a una situazione non contestata di grave carenza di parcheggi nella zona… la soluzione a raso, incontrando il favore del proprietario (del terreno, n.d.r.) assicurava la celere realizzazione dell’opera d’interesse pubblico che, diversamente, avrebbe imposto il ricorso al procedimento espropriativo, non solo più onerosa ma dai tempi incerti».
In quest’ottica, a detta del Consiglio di Stato, era giustificato anche il sacrificio dell’area a verde che avrebbe dovuto essere destinata a parco pubblico qualora fosse stato realizzato il parcheggio interrato previsto inizialmente in quella zona. La sentenza lascia l’amaro in bocca alle associazioni ambientaliste, mentre si attende ancora che siano eseguite le ordinanze di ripristino dello stato dei luoghi emanate nel 1997 con eventuale presa d’atto di avvenuta acquisizione per gli abusi edilizi realizzati nel terreno del parcheggio. Su questo punto la sentenza del Consiglio di Stato obbliga il Comune a dare riscontro alla diffida di un privato che abita in prossimità dell’area.