L’indagato intanto sta collaborando rispondendo alle domande dei sostituti procuratori
Ha negato il suo coinvolgimento nella presunta frode elettorale statunitense ai danni dell’ormai ex presidente Donald Trump, Arturo D’Elia, l’ex consulente di una società esterna che forniva servizi di sicurezza informatica a Leonardo accusato di essere l’hacker che, grazie a un trojan di nuova ingegnerizzazione, è riuscito a infettare diversi computer nella sede dell’azienda di Pomigliano d’Arco riuscendo a sottrarre circa 10 Gigabyte di dati aziendali, tra maggio 2015 e gennaio 2017. Una notizia – classificata come fake – circolata di recente su vari siti web e diffusa, secondo quanto si è appreso proprio da Internet, dal presunto avvocato Alfio D’Urso, il quale ha fatto sapere di avere ricevuto notizie confidenziali proprio dal consulente.
D’Elia, che è chiuso nel carcere di Salerno-Fuorni, malgrado potesse avvalersi della facoltà di non rispondere circa la presunta frode elettorale ai danni di Trump (per la quale non esiste alcun procedimento investigativo in Italia), ha preferito invece la strada della collaborazione e ha risposto a tutte le domande dei sostituti procuratori Maria Sofia Cozza e Claudio Orazio Onorati, del pool anti cyber crime della Procura di Napoli, che si stanno occupando dell’inchiesta su Leonardo. Non solo. Ha anche affermato di non conoscere D’Urso.
Inoltre il legale di D’Elia, l’avvocato Nicola Naponiello, ha anche annunciato che verrà presentata una querela nei confronti dell’avvocato D’Urso. «Il coinvolgimento di D’Elia – ha detto ancora Naponiello – nella vicenda Usa è quantomeno incredibile e fantasiosa. Può considerarsi a pieno titolo una digressione dell’inchiesta Leonardo nell’ambito della quale sta chiarendo la sua posizione offrendo piena collaborazione agli inquirenti. Mi aspetto – ha concluso l’avvocato Naponiello – che, alla fine, venga considerata seriamente un’attenuazione della misura cautelare».