di Giancarlo Tommasone
Dieci mesi, o giù di lì, tanto è durata l’opera di riorganizzazione dell’Anm da parte di Ciro Maglione. Nella giornata di ieri il dimissionario amministratore unico dell’Azienda napoletana mobilità ha rimesso il mandato nelle mani del sindaco Luigi de Magistris. Quest’ultimo ha poi sottolineato che il lavoro di Maglione ha avuto un suo significato in una fase in cui l’azienda aveva bisogno di una guida giuridica e di diritto, ma ha detto, che adesso c’è bisogno “di una guida con esperienze trasportistiche”.

Maglione va a rimpinguare le fila dei tanti dimissionari che nel corso degli anni si sono allontanati dal sindaco partenopeo. O di quelli che sono stati allontanati.
Giusto per fare qualche nome: Raphael Rossi, presidente di Asia; il cantautore e poeta Roberto Vecchioni; il prefetto Silvana Riccio; l’ex comandante della polizia municipale, generale Luigi Sementa; il magistrato Giuseppe Narducci; l’ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo. A settembre del 2013 si registrò anche l’addio dell’assessore allo Sport Giuseppina Tommasielli.

A conti fatti, sono dieci gli esponenti della giunta comunale di Napoli che, in due anni e mezzo di consiliatura e per diverse vicende, lasciarono l’esecutivo guidato dalla fascia tricolore Luigi de Magistris. Tommasielli, fino alle dimissioni, insieme al vicesindaco Tommaso Sodano e all’assessore alla Scuola Anna Maria Palmieri, era una dei pochi reduci della prima squadra. Quella giunta che si insediò dopo le elezioni amministrative del maggio 2011. A gennaio del 2013 si allontanarono dalla giunta anche Sergio D’Angelo e Alberto Lucarelli, rispettivamente assessori alle Politiche sociali e ai Beni comuni. Altro rimpasto si rese necessario a maggio sempre del 2013, in seguito alle dimissioni di Luigi de Falco ex assessore all’Urbanistica e alla revoca degli incarichi a Marco Esposito (Commercio), Antonella Di Nocera (Cultura), Bernardino Tuccillo (Patrimonio) e Anna Donati (Mobilità). Particolarmente amaro l’addio dell’assessore al Patrimonio Tuccillo, che in previsione del nuovo rimpasto era già stato dato tra gli esclusi. Tuccillo scrisse una lettera aperta a de Magistris in cui annunciava la sua decisione di farsi da parte.

Particolarmente significativo un passaggio in cui l’ex assessore sottolineò: “Sarebbe sbagliato esprimere a caldo valutazioni su questi due anni di intenso lavoro, al fianco tuo e dei colleghi di Giunta. Il tempo, come sempre, metterà ogni cosa al suo posto: eventuali meriti ed errori, torti e ragioni. Mi limito a sottolineare che non ho lesinato energie e passione. ‘Ci ho creduto tanto, ci ho creduto da impazzire, ero pronto a perdere un pezzo di vita’, cantava il mai dimenticato Gaber”. Un’altra testa che cade è quella di Monia Aliberti (gennaio 2015), assessore all’immagine del Comune di Napoli. Dal giorno della nomina di Ciro Borriello ad assesore allo Sport, l’assessorato all’Immagine del Comune di Napoli non esiste più. A maggio del 2017 si dimette anche l’assessore al Bilancio, Salvatore Palma. Lo annuncia all’aula del consiglio comunale subito dopo l’approvazione del rendiconto 2016, approvato a maggioranza.

Spostandoci sull’Asìa, a gennaio del 2012 Rossi ‘lasciò’ la presidenza dell’azienda. II sindaco de Magistris, che l’aveva chiamato sei mesi prima per ripulire la città, lo rimuove. “E’ stata una scelta del sindaco, non concordata con me”, dichiarò Rossi all’epoca dei fatti.

Roberto Vecchioni, quasi nello stesso periodo lascia la presidenza del Forum delle Culture. “Ingenuamente pensavo di dover occuparmi solo di cultura – scrive il cantautore su Facebook – scusate, mi sbagliavo. Torno a fare il lanciatore di coltelli, che forse mi riesce meglio… “. Ma il Forum delle Culture e la questione degli addii meritano qualche riga in più. Per l’evento del 2013 la poltrona era stata occupata prima da Nicola Oddati. Poi era stato il turno di Vecchioni. Poi ancora quello dei tecnici Sergio Marotta e Francesco Caruso. Alla fine però non rimase alcuno dei suddetti al comando della fondazione che avrebbe dovuto gestire l’evento del 2013.

Alla fine dello stesso anno scoppia il caso del prefetto Silvana Riccio. “Prendono in giro la gente, quei contratti per le maestre precarie sono nulli, non hanno copertura finanziaria e quindi non sono validi. Non potevo firmarli. Così si creano false aspettative nelle persone”. Così parlò il prefetto, poco dopo che venisse ufficializzato il suo allontanamento dal Municipio partenopeo. Silvana Riccio, direttore generale del Comune, era stata revocata dal suo incarico.

Anche l’ex comandante della polizia municipale di Napoli, Luigi Sementa, viene allontanato. A spiegare come è andata è lo stesso de Magistris con un post su Facebook, durante un duro botta e risposta tra lui e il generale, affidato ai social: “E’ lo stesso (Sementa, ndr) che decidemmo di allontanare per ragioni di bilancio». Ma anche in quel caso non marcarono polemiche dai lunghi strascichi.

In pochi giorni, tra giugno e luglio del 2012 ‘lasciano’ anche il magistrato Giuseppe Narducci, che si dimette dalla giunta de Magistris per “mancanza di collegialità nelle scelte”, e Riccardo Realfonzo.
Realfonzo, ex assessore al Bilancio, viene allontanato a sorpresa dalla squadra. “Il punto è che il sindaco sviluppa un astio verso chiunque, anche nel tentativo genuino di aiutarlo, esprime un punto di vista diverso su qualche argomento. Si ripete con me il copione già visto con Raphael Rossi e con Pino Narducci, con il quale ho condiviso numerose battaglie politiche, dalla questione della transazione Romeo alle internalizzazioni della Asìa. Ma nella campagna elettorale il sindaco non aveva auspicato una giunta di persone con la schiena dritta?”. Questa parte del testo del comunicato al vetriolo diffuso da Realfonzo, qualche giorno dopo l’allontanamento.