di Giancarlo Tommasone
Angelo Vassalo, sindaco di Pollica, è stato ucciso nella frazione di Acciaroli, il 5 settembre del 2010 con sette colpi di pistola, esplosi da una calibro nove. Come tutti i gialli, pure il rebus del delitto del «sindaco pescatore» ha poche parti limpide e tantissimi aspetti oscuri. Anche per questo caso, forse, la luce potrebbe nascondersi dietro gli ultimi pezzi del puzzle. Quelli che quando li incastri ti danno finalmente la visione d’insieme e ti portano alla soluzione, alla verità.
Prima però, ci si deve accontentare delle ombre, molto spesso lunghe. E fin dall’inizio, sull’omicidio Vassallo, incombono quelle dell’Arma dei carabinieri.
Non sono le alternanze ai lampeggianti blu delle gazzelle giunte sulla scena del crimine, sono piuttosto i nomi degli uomini della Benemerita finiti, a vario titolo, sotto la lente degli inquirenti. L’ultimo della serie è quello di Lazzaro Cioffi, sottufficiale in servizio fino a qualche mese fa presso la Compagnia di Castello di Cisterna e coinvolto in un’inchiesta che ad aprile lo ha portato in cella, con l’accusa di traffico di droga, aggravato dal metodo mafioso.

Adesso però, per il brigadiere, la situazione si complica ulteriormente, perché è stato indagato per l’omicidio del sindaco di Pollica. Per Cioffi l’ipotesi formulata dalla Procura di Salerno è di quelle pesantissime: concorso in omicidio volontario. Il nome del brigadiere infedele era già spuntato negli atti relativi al caso di Acciaroli; un testimone riferì della sua presunta presenza nella zona nei giorni dell’omicidio di Angelo Vassallo.
Tale circostanza però non risultò confermata dagli approfondimenti investigativi. Ma secondo suddette ipotesi investigative, per quale motivo sarebbe stato ucciso il sindaco?
Per l’impegno nella lotta allo spaccio nel suo territorio e per aver scoperto un giro di droga sulla costa cilentana. La pista si raffreda dopo un po’, ma nelle ultime settimane ha ricominciato ad essere battuta. Droga e divise dell’Arma, scrivevamo, finora sono stati elementi fissi in questa storia complessa.

Andando a ritroso nel tempo, prima di Cioffi l’attenzione degli inquirenti si era focalizzata sulla pistola di Ausonia Pisani. Quest’ultima sconta una condanna a sedici anni di carcere per la tristemente nota mattanza (due omicidi e due tentati omicidi) di Cecchina, nella zona dei Castelli Romani.
I fatti di sangue risalenti al 2011, erano maturati negli ambienti del racket della droga e si sarebbero intrecciati – secondo ipotesi investigative dell’epoca – con il delitto Vassallo.
La vigilessa in servizio ad Albano Laziale, è originaria di Pollica, come suo padre, il generale dei carabinieri Domenico Pisani, uno che è annoverato tra i fondatori del Ros. Ma Ausonia è anche una ex guardia giurata e soprattutto l’ex moglie di un maggiore dei carabinieri. Le indagini sulla pistola della donna hanno poi dato esito negativo.

Sempre muovendoci a ritroso arriviamo all’iscrizione nel registro degli indagati – atto dovuto – dell’allora tenente colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, comandante all’epoca dei fatti, proprio della Compagnia di Castello di Cisterna e del suo collaboratore, il maresciallo Luigi Molaro.
Gli inquirenti accesero i riflettori sulle indagini condotte in autonomia da Cagnazzo sull’omicidio di Angelo Vassallo.
Fu rilevato addirittura che erano state acquisite le immagini delle telecamere di videosorveglianza di un negozio allocato nella zona del porto di Acciaroli. Dopo le indagini, le posizioni di Cagnazzo e Molaro furono archiviate. Resta però il dubbio sul perché di quelle indagini effettuate a Castello di Cisterna per un omicidio avvenuto a cento chilometri di distanza.

Come pure appaiono di difficile interpretazione le puntate, che alcuni carabinieri della squadra investigativa di Cioffi, hanno compiuto sempre in Cilento. Dove giungevano a bordo di una macchina di servizio.