di Giancarlo Tommasone
Non sappiamo se il Movimento 5 Stelle abbia letto ed analizzato a fondo il curriculum di Andrea Caso, prima del placet per la sua iscrizione alla corsa delle Politiche. Non sappiamo nemmeno se il M5S abbia applicato il regolamento dello Statuto. Il 33enne di Marano è candidato alla Camera nelle fila del M5S, nel collegio uninominale Campania 1(09)-Pozzuoli. Al di là delle polemiche che hanno preceduto la sua candidatura, e la scelta ricaduta su di lui a scapito di altri tre papabili puteolani, Giacomo Bandiera, Claudia Vellusi e Jacopo Di Bonito, ci sono da considerare un po’ di fattori.

Indiscrezioni attribuirebbero l’ultima parola relativa alla scelta di Caso al deputato uscente Salvatore Micillo, ma questo passa in secondo piano. Per inquadrare il contesto in cui si potrebbe inserire la vicenda Caso, dobbiamo andare di nuovo alla questione del Regolamento che impone ai candidati del M5S, tra l’altro, di non aver mai partecipato a elezioni di qualsiasi livello con forze politiche diverse dal Movimento 5 Stelle a far data dal 4 ottobre 2009. Adesso vediamo un po’ qual è la situazione di Caso.

Nel 2011 – quindi siamo ben oltre il 2009 – si presenta alle Comunali di Marano con la civica Città in Movimento. Caso partecipa alla tornata elettorale e riesce a prendere 117 preferenze, risultando il più votato della sua lista.

C’è di più, Città in Movimento appoggia Mauro Bertini (che non arriverà nemmeno al ballottaggio), e si trova in una coalizione che non è formata esclusivamente da civiche: oltre ad Altra Marano, ci sono infatti dei partiti; vale a dire Idv, Federazione della Sinistra (Prc e Pdci) e Sel.

Circa un mese dopo Città in Movimento scenderà in campo per il ‘sì’ al referendum sull’acqua pubblica. Nel comitato a sostegno del sì ci sono anche Federazione della Sinistra, Sel e l’Altra Marano con Mauro Bertini. Proprio quest’ultimo risulta tra gli indagati dell’inchiesta sul Piano per gli insediamenti produttivi a Marano. L’inchiesta dello scorso autunno in cui sono stati coinvolti anche i fratelli Cesaro. Ma di tutto questo, i vertici grillini sono a conoscenza? Chissà.
(I – Continua)