di Giancarlo Tommasone
Commercialista, 33 anni, gestore di un Caf. Andrea Caso, di Marano, è in corsa per il M5S alla Camera alle elezioni del 4 marzo. Inserito nel collegio uninominale Campania 1(09)-Pozzuoli. Fin qui tutto bene, ma c’è un però, in verità ce n’è più di uno. Sulla vicenda abbiamo sentito il diretto interessato, che è intervenuto su alcuni interrogativi che ci siamo posti in un articolo pubblicato ieri. La quaestio è rappresentata dal fatto, che secondo lo Statuto pentastellato, chi, a far data dal 2009, si sia presentato ad altra competizione elettorale di qualsiasi livello con altro partito o schieramento politico, non può essere candidato col Movimento 5 Stelle.
Nel 2011 Caso partecipa alle amministrative all’interno di una coalizione politica formata da Idv, Federazione della Sinistra (Prc e Pdci) e Sel. Oltre alla civica l’Altra Marano completa lo schieramento di centrosinistra proprio Città in Movimento, lista con cui si presenta.
Secondo quanto abbiamo evidenziato, per lei, non ci sarebbero gli estremi, anche per una eventuale espulsione dal M5S?
Non credo proprio perché nel 2011 abbiamo formato una civica e non esisteva ancora il simbolo nazionale (del M5S, ndr). Noi sul territorio ci presentammo con Città in Movimento, che faceva capo ad un meetup, Marano a cinque stelle.
A ben guardare, però, il primo simbolo del M5S è stato prodotto nel 2009, tant’è che uno dei big M5S, Roberto Fico, nel 2010, si presenta alle regionali proprio con il brand Cinquestelle. E lo stesso simbolo è durato fino al 2015.
Lo Statuto del Movimento, ribadiamo, vieta ai candidati che si siano presentati alle elezioni con altri schieramenti politici – e nel caso evidenziato Città in Movimento è di fatto uno schieramento diverso dal M5S, non si sa nemmeno quanto debitamente sia stato utilizzato il sito meetup.com/maranoacinquestelle – di essere iscritti a competizioni elettorali sotto il vessillo grillino.

Teme qualche ripercussione per la sua candidatura?
Lo Statuto è per le parlamentarie e non è prevista la sua applicazione per l’uninominale. Quindi non temo alcuna ripercussione. Del resto è dal 2011 che faccio parte del progetto (M5S, ndr) e ho dedicato sette anni della mia vita al Movimento 5 Stelle.
Lo Statuto, per essere precisi, non regola la sola partecipazione alle parlamentarie, ma segna le linee guida di una condotta politica da tenere a monte. Tornando all’esperienza elettorale di Caso, nel 2011 si presenta comunque, in una coalizione politica, in appoggio a Mauro Bertini (candidato sindaco). Quest’ultimo risulta tra gli indagati dell’inchiesta sul Pip (Piano per gli insediamenti produttivi) a Marano. La stessa inchiesta in cui sono stati coinvolti anche i fratelli Cesaro.
Cosa ha da dire su questa vicenda?
Per quanto riguarda Mauro Bertini, all’epoca dei fatti ero ancora inesperto di politica. Non conoscevo bene questa persona, anche perché io non sono di Marano, ci abito da vent’anni, ma non conoscevo ancora i personaggi della politica locale. Col tempo però ho scoperto che queste persone fondamentalmente erano legate e sono legate a quelli che sono i sistemi affaristici locali. Quello che è stato negli anni e quello che abbiamo scoperto ad oggi. Una questione legata non solo all’area Pip, ma al territorio in generale. Io prendo le distanze da tali personaggi. L’indagine che riguarda Bertini è del 2017, non credo che ci sia nessuna connessione, perché non ho nulla a che vedere con questa persona.
E il Movimento come si è espresso su tale circostanza?
Non ha eccepito nulla perché non c’è nessuna cosa da eccepire. Stiamo parlando di più di sei anni fa. Io non ho occupato nessun incarico con Mauro Bertini. Lui non è stato eletto, io non sono stato eletto.