I due piazzali finiti nel mirino del Noe per gli scarichi inquinanti in mare. Denunciati anche il direttore generale e il direttore tecnico dell’azienda di navalmeccanica
Resta ancora sotto sequestro parte dei «Cantieri del Mediterraneo», azienda navalmeccanica tra le più grandi del porto di Napoli. Il 22 luglio scorso, i carabinieri del Neo del capoluogo campano (guidati dal tenente colonnello Italo Guardiani) bussarono alle porte della società per dare esecuzione ad un provvedimento di sequestro preventivo firmato dal gip Napoli su richiesta della locale Procura partenopea, relativo ai piazzali esterni in uso alla società nonché ai macchinari necessari alla manutenzione e al rimessaggio dei natanti.
«Il provvedimento scaturisce a seguito dei controlli effettuati, in data 8 giugno 2021, da parte del reparto speciale dell’Arma che aveva accertato come l’impresa in questione svolgesse le attività di manutenzione e rimessaggio dei natanti in assenza delle necessarie autorizzazioni ambientali, in particolare dell’autorizzazione allo scarico per i reflui industriali», si legge in una comunicazione del Noe. «Veniva inoltre accertato che numerose delle attività di rimessaggio, con uso di solventi e vernici, avveniva nei pressi della battigia, in assenza di vasche di accumulo e di depurazione, necessarie per la raccolta ed il regolare smaltimento dei reflui liquidi prodotti dalle lavorazioni eseguite sui piazzali».
Le aree in questione, di diverse migliaia di metri quadrati, secondo l’accusa degli inquirenti, avrebbero provocato – anche e soprattutto con l’arrivo delle piogge – l’inquinamento dello specchio di mare antistante il cantiere dove andavano a finire le acque reflue delle lavorazioni contenenti prodotti chimici e altro. Ad oggi, gli operai dell’azienda possono solo transitare per i due piazzali che restano, come detto, sotto sequestro in attesa della installazione, su cui la società ha già promesso di intervenire, di idonee griglie di raccolta dei prodotti inquinanti. Contestualmente al sequestro, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria anche il direttore tecnico e il direttore generale di Cantieri del Mediterraneo.