’Ndrangheta stragista, agli atti del processo pure il piano del Venerabile per dividere l’Italia in tre tronconi con l’aiuto delle mafie
di Giancarlo Tommasone
Il nome del Gran Maestro della Loggia P2, Licio Gelli, compare più volte agli atti del processo imbastito contro la ’Ndrangheta stragista (procedimento che a fine luglio scorso ha portato alla condanna all’ergastolo del superboss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, e di Rocco Santo Filippone, ritenuto dagli inquirenti capo mandamento di Melicucco, centro della Piana di Gioia Tauro).
Massoneria deviata e spinte
separatiste sull’asse
Castiglion Fibocchi-Palermo
Gelli, è riportato nelle carte processuali, «era l’unico, tra i fondatori di un movimento leghista meridionale, ad avere, come si è ampiamente visto, non solo una capacità di dialogo, e da posizione autorevole, con Cosa nostra, ma, anche con tutte le altre mafie».
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e il patto tra P2 e clan dei Casalesi
I magistrati sottolineano, come siano stati «ampiamente dimostrati i suoi rapporti (agli inizi degli anni Novanta, ndr) con camorra, mafie pugliesi e, ancora più penetranti, con la ’Ndrangheta. Il citato movimento leghista aveva, in origine, propositi separatisti (con l’obiettivo di dividere l’Italia in tre tronconi) ma ben presto si spaccò in correnti, una della quali sosteneva la linea «morbida» (non era cioè per la divisione, ndr).
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I vertici di quest’ultima fazione – che definiremmo moderata – vennero, però, presto avvicinati da soggetti legatissimi a Licio Gelli e a Cosa nostra, affinché mutassero indirizzo.
Le riunioni con gli «emissari» di P2 e Cosa nostra,
e i «consigli» di non abbandonare la linea dura
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia riportate agli atti del processo ’Ndrangheta stragista, al riguardo, sono tutte convergenti ed evidenziano come agli «emissari» legati al Venerabile e alla mafia (tra essi Giuseppe Greco, figlio di Michele detto il Papa) avessero partecipato a incontri durante i quali si era fatto intendere ai sostenitori della linea morbida, «che un rafforzamento dello spirito separatista del movimento sarebbe stato gradito in Sicilia ed avrebbe garantito appoggi elettorali e finanziari».