di Giancarlo Tommasone
Un’azienda che viene ammessa a concordato preventivo non può essere considerata salva. Partiamo da questo presupposto. Perché si tratta di un società che si trova in uno stato di crisi o di insolvenza e che si affida alla procedura concorsuale per tentare il risanamento. Anche attraverso la continuazione dell’attività ed eventualmente con la cessione della stessa attività a soggetti terzi. Quindi, nel caso di Azienda napoletana mobilità, ammessa a concordato, si può parlare di una società che è salva solamente nel momento in cui riesca a pagare i debiti che la opprimono: 179.595.000 euro. Del resto, lo stesso Amedeo Manzo, presidente di Napoli Holding, azienda che racchiude tutte le partecipate del Comune, e quindi anche Anm, così esordisce a Stylo24: «Azienda napoletana mobilità è stata ammessa a concordato, una buona notizia per la città. Però non bisogna fare trionfalismi, bisogna mettersi a lavorare sodo per rispettare gli impegni».
Con l’ammissione al concordato è stato semplicemente ritenuto valido il piano di rientro dei debiti. Qual è il rischio per Anm, adesso?
«E’ stata ammessa alla procedura concordataria la richiesta che abbiamo fatto a dicembre dell’anno scorso. E’ un passaggio importante ed è importante pure la circostanza relativa al modus con cui è stata ammessa la richiesta, perché la valutazione da parte del Tribunale certifica una ripresa del modello di efficienza di Anm. Parliamo di un’azienda che nel 2016 perdeva 55 milioni, ha visto appiattire a un milione e 200mila euro la perdita nel 2017 e l’ha vista azzerare nel 2018. L’impostazione che ho dato, riguardo alla procedura concordataria, è stata quella innanzitutto relativa al trovare respiro sul fronte della debitoria, ma abbiamo lavorato anche per approvare i bilanci e per chiudere tutti i rubinetti dell’inefficienza, azzerare le perdite e nei limiti del possibile, rilanciare l’efficienza del servizio. Primo segnale su questo versante i 56 nuovi pullman».
Il quadro, da quanto afferma, è confortante e fa ben sperare per il futuro di Anm, ma dove trova l’azienda i soldi per ripianare 179 milioni e mezzo di debiti?
«I soldi ci sono, perché in effetti, dal piano di procedura concordataria, la liquidità in parte si ha attraverso le rimesse di Regione e Comune e poi c’è una cessione del credito Iva da parte di Napoli Holding che ammonta a 15 milioni di euro. Naturalmente tutto questo in cinque anni. I debiti privilegiati e quelli prededucibili andranno pagati al 100% e ammontano a poco più di 75 milioni e mezzo, mentre per quanto riguarda i chirografari (rispetto ai quali il creditore non è assistito da alcuna causa di prelazione, ndr) sono 104 milioni e verranno pagati al 60%. C’è poi da rilevare un particolare non certo trascurabile ed ha a che fare con la lotta all’evasione, che sta dando buoni risultati».
Si riferisce alla lotta contro i «portoghesi», quelli che cioè non pagano il biglietto?
«Sì. Nei limiti del possibile, perché si può fare ancora di più, i risultati lasciano ben sperare. L’evasione è diminuita su questo versante di una dozzina di punti. Consideriamo che nei quartieri cosiddetti ‘bene’ l’evasione si attestava sul 52%, nei quartieri periferici si raggiungeva oltre il 90%. Adesso le cose sono migliorate, quei dodici punti significano entrate di milioni di euro per le casse di Anm».
Oltre alla lotta contro chi non paga il biglietto sono state messe in campo altre iniziative in favore delle casse di Azienda napoletana mobilità?
«Partiamo dal fatto che sono diminuiti i costi, ad esempio attraverso la chiusura dei siti e il rifacimento diretto dei contratti assicurativi, e i soldi risparmiati sono stati reinvestiti nell’attività. Sul fronte della lotta all’evasione sta andando bene non solo quella che riguarda i trasporti su ferro e gomma, ma anche quella relativa alla sosta. L’attività congiunta dei controllori e dei vigili urbani (nell’ambito di una convenzione) nei confronti dei parcheggiatori abusivi e di chi non paga il tagliando per il parcheggio, sta funzionando molto come deterrente. Si fanno molte più multe e dunque con i controlli più stretti e reiterati, l’automobilista che prima non pagava il tagliando, adesso per non incorrere nella sanzione, è ulteriormente ‘invogliato’ a pagare il ticket. E si tratta di altri soldi che entrano nelle casse».
Torniamo a parlare dell’ammissione al concordato: è ipotizzabile che Anm ceda qualche ramo a soggetti terzi?
«Quella di cedere asset era una delle ipotesi, utilizzando un termine tecnico, è quella che si definisce una ‘second best’, vale a dire la seconda migliore opzione. Ma abbiamo scelto una strada diversa. Ricominciando, lo ribadisco, dalla lotta all’inefficienza e c’è stata fin da subito la risposta della stragrande maggioranza (io ritengo del 98%) dei dipendenti Anm. Che stanno lavorando di gran lena e contribuiscono alla ‘rinascita’ dell’azienda. Adesso si apre la fase 2: quella degli investimenti».
E’ immaginabile che Anm sia costretta da qui a un lasso di tempo apprezzabile a ricorrere nuovamente a procedure concorsuali, perché incapace di ottemperare al piano?
«Lo escludo. Ricordo che ci sono due commissari che vigilano. Ma oltre a ciò ritengo che mi debbano uccidere o debba andarmene perché le cose vadano diversamente da come le abbiamo impostate».