L’ex babykiller del clan di Secondigliano tira in ballo il boss all’epoca latitante: «Decise di uccidere Rito Calzone “’o Pisano”. Il raid doveva avvenire nel noto locale di Casavatore. Era tutto pronto»
Un’ombra sfuggente e invisibile, ma comunque in grado di tenere ben salde le redini del clan per oltre dieci anni. Marco Di Lauro, durante la sua lunghissima latitanza, non soltanto avrebbe gestito a proprio piacimento i traffici di droga dalla roccaforte di Secondigliano, ma avrebbe deliberato numerosi delitti. Uno di questi sarebbe stato addirittura in procinto di commetterlo in prima persona. Nel mirino del quarto figlio di “Ciruzzo ’o milionario” sarebbe finito in particolare Rito Calzone “’o pisano”, pezzo da novanta del cartello rivale, cioè gli Scissionisti: «Nel 2008 scese di persona per commettere quell’omicidio». Il piano mortale non andò però a buon fine.
A rivelare l’inedito retroscena è Carlo Capasso, giovanissimo killer al soldo del clan Di Lauro e oggi collaboratore di giustizia. Il pentito, interrogato il 18 febbraio 2010, ha descritto con dovizia di particolari il modus operandi di Marco Di Lauro, indicato come «l’attuale reggente del clan». E ancora: «È lui che decide tutte le strategie del clan sia in riferimento alla consumazione di omicidi sia in riferimento ai traffici di stupefacenti. Mi risulta personalmente che Marco Di Lauro ha deciso l’omicidio di omissis, di Patrizio De Vitale, di Luigi Giannino e altri. Lo stesso nel periodo di latitanza scendeva sull’appartamento di Vizzaccaro oppure su quello di Lucarelli, decideva l’omicidio e ci mandava a chiamare per commetterlo».
In almeno un’occasione, stando sempre a quanto riferito dal pentito Capasso, Marco “F4” si sarebbe spinto ben oltre, decidendo di essere lui stesso il killer designato: «Ricordo che nel 2008 Marco Di Lauro scese di persone per commettere l’omicidio di tale “’o Pisano”, affiliato agli Scissionisti, che ci era stato detto aver organizzato una cerimonia, forse un battesimo al figlio, nel locale “Un posto al sole” a Casavatore. Detto omicidio non venne più fatto, ma non ricordo con precisione le motivazioni. Ricordo che Pasquale Spinelli, con un binocolo, si mise sul cimitero di Secondigliano a visione detto locale al fine di localizzare “’o Pisano” che ora ricordo chiamarsi Rito Calzone. Eravamo pronti per commettere l’omicidio il solito gruppo di fuoco composto da me, Raffaele Musolino, Antonello Faiello, Gennaro Vizzaccaro e Nunzio Talotti. Marco Di Lauro è anche il referente di tutti i traffici di sostanza stupefacente per conto dell’organizzazione».