Il racconto del collaboratore di giustizia.
di Luigi Nicolosi.
Un patto di ferro sull’asse di camorra Secondigliano-Casal di Principe. Sullo sfondo il sempre remunerativo business dei cantieri edilizi e un rapporto stretto, a tratti confidenziale, tra i massimi vertici di due delle cosche più potenti di tutta Europa. A rivelarle il clamoroso, inedito retroscena è ancora una volta Salvatore Tamburrino, oggi collaboratore di giustizia ma per una vita braccio destro del capoclan Marco Di Lauro.
È stato il neopentito, nel corso dell’interrogatorio fiume al quale è stato sottoposto il 21 novembre scorso, a parlare dei legami che sarebbero intercorsi tra il clan di Lauro e i Russo, storici esponenti di punta del clan dei Casalesi, nonché indiscussi “signori” delle slot machine. La ricostruzione resa dall’ex alter ego di “F4” parte dall’identificazione di un uomo che Tamburrino sembra conoscere piuttosto bene, il 60enne casalese Biagio Petrillo: «Si tratta della persona che doveva dare i soldi a Ciro M. (commerciante secondiglianese, ndr), motivo per il quale quest’ultimo mi chiese dei soldi da dare a questi di Casale che avrebbero dovuto sbloccare certi lavori edilizi». La situazione si dimostra però molto più ingarbugliata del previsto e allora, per venire a capo dell’impasse, Salvatore Tamburrino avrebbe deciso di parlare con le persone “giuste”: «Poiché i soldi da quelli di Casale non rientravano, mi sono rivolto a Corrado Russo, fratello di Giuseppe e Massimo, esponente dei Casalesi. Alla fine me li restituì Ciro M., vendendo alcuni suoi beni».
I contorni della vicenda non sono al momento ancora del tutto chiariti, ma già da questi primi stralci di verbali – depositati in uno dei processi che vede alla sbarra gli uomini del clan Di Lauro – emerge con prepotenza l’esistenza di un rapporto affaristico tra i ras di cupa dell’Arco e i Casalesi, in particolare con l’ala Schiavone-Russo. L’impressione è che, in caso di futuri riscontri indiziari, le parole di Salvatore Tamburrino finiranno per travolgere non soltanto la cupola del “sistema” secondiglianese, ma anche quella casertana. Uno scenario anche solo inimmaginabile fino al pentimento dell’ormai ex braccio destro di Marco Di Lauro.