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Home Inchieste e storia della camorra

«Il boss D’Alessandro contò i soldi del pizzo: 70mila euro»

di Redazione
17 Gennaio 2019
in Inchieste e storia della camorra
Tempo di lettura: 3 minuti
Pasqualino D'Alessandro (figlio di Luigi senior)

Pasqualino D'Alessandro (figlio di Luigi senior)

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di Giancarlo Tommasone

Il boss Pasquale D’Alessandro, secondo quanto racconta il pentito Aniello Orsini, in occasione delle festività natalizie del 2002 racimolò circa settantamila euro. I soldi sarebbero stato frutto di una serie di estorsioni. Il collaboratore di giustizia, dopo aver reso dichiarazioni il 4 novembre del 2003 e il 17 febbraio dell’anno successivo, l’otto settembre del 2004, è nuovamente interrogato dal pubblico ministero Maria Antonietta Troncone.

Questa volta si comincia dalla richiesta
di chiarimenti circa telefonate
intercettate in cui si fa il nome di Adolfo Greco.

Le conversazioni in oggetto sono quelle che avvengono tra Aniello Orsini ed altri interlocutori – tra cui Pasquale D’Alessandro – il 14 novembre (alle 9.27) e il 22 novembre (una alle 12.13, l’altra alle 18.03) del 2002. Per quanto riguarda la prima telefonata, e in particolare il passaggio dove si sentono le parole, «pure Adolfo… Adolfo… dove sta?», il pentito racconta: «Sono certo trattarsi di Adolfo Greco, in quanto il D’Alessandro (Pasquale) non aveva altri conoscenti di nome Adolfo». «Come già riferito in altri interrogatori – spiega Orsini – sino a quando un’attività estorsiva non veniva portata a compimento, il D’Alessandro chiedeva a me, a Cirillo (Alfredo) e a Vollaro (Ciro), o ad altre persone a lui vicine se avessero avvicinato la persona in questione (da taglieggiare, ndr)».

A Greco bisognava portare l’«ambasciata»
perché incombevano le festività natalizie
e D’Alessandro fremeva per «riscuotere».

«All’epoca – ricorda Orsini – Greco era stato già avvicinato, molto tempo prima da Giovanni l’animale (vicino al clan di Scanzano, ndr) per il fatto del latte scaduto». All’imprenditore veniva chiesto di cedere il prodotto ormai deteriorato a Gerardo Delle Donne che lo avrebbe «poi utilizzato nell’attività del burrificio ‘Valle dei Mulini’». «Io – afferma il pentito – accompagnai Delle Donne presso lo stabilimento di Greco. I due ebbero un colloquio a cui non presenziai».

Ma il collaboratore dichiara al pm di essere
a conoscenza dell’argomento della conversazione,
perché poco prima gli era stato riferito dallo stesso Delle Donne.

«Ho udito solo che quando i due si sono salutati, il Greco ha riferito a Delle Donne di salutare D’Alessandro (Pasquale) e di dirgli che egli era a sua disposizione per qualsiasi cosa». Se è vero, dunque, che Greco è la persona da taglieggiare, da quanto si evince dalle dichiarazioni di Orsini, è altrettanto vero che già nel 2002 «era a disposizione (del vertice del clan di Scanzano) per qualsiasi cosa».

Tornando alla conversazione del 14 novembre,
precisa poi Orsini, che «in quella data Greco era già stato avvicinato da Giovanni l’animale».

Si ascoltano poi le telefonate del 22 novembre; anche in questi casi, afferma Orsini, «si cercava di avvicinare Greco». Alla fine l’imprenditore fu rintracciato e consegnò la somma estorta.

Sempre durante l’interrogatorio dell’otto settembre 2004, si ascolta un’altra conversazione telefonica, avvenuta il 31 gennaio del 2003 alle 13.05. «Giovanni di questa conversazione è Giovanni l’animale. Ne sono certo perché si parla del Bingo», dichiara il collaboratore di giustizia. «Specifico – continua – che Giovanni esercitava sul molo l’attività di rimessaggio barche (fra le quali quella del Greco), adiacente al molo vi è una grande struttura gestita dal Greco, costituita da un cinema multisala e da una sala (allestita) per il gioco del bingo».

Nel corso della conversazione del 31 gennaio, dice Orsini,
si fa riferimento alle «richieste avanzate al Greco
relative alla “ristorazione e alle macchinette”».

La ristorazione, spiega il pentito, «riguarda l’apertura di un bar e di una tavola calda all’interno della suddetta struttura. Le macchinette hanno a che fare con la richiesta di installare i video-poker forniti da (tale) Oscurato. Non so se le richieste siano state esaudite o meno», conclude il collaborante. Orsini, il 5 dicembre del 2005 è ascoltato in aula a Torre Annunziata, nell’ambito del processo nei confronti di Pasquale D’Alessandro + 12.

Il presidente gli chiede, tra le altre cose,
di raccontare l’episodio della consegna
della busta contenente la somma estorta a Greco.

«Ci trovavamo a casa della zia di Pasquale D’Alessandro, eravamo io, Ciro Vollaro e Alfredo Cirillo. Poco prima era venuto Giovanni l’animale e aveva portato una busta a Pasquale D’Alessandro e aveva detto che veniva da parte di Adolfo Greco. Si trattava di cinquemila euro», risponde Orsini.

Quando Giovanni l’animale va via,
racconta il pentito, restarono in tre con D’Alessandro.

«E lui, compiaciuto, disse: “Ma fammi vedere quanto ho fatto (in occasione di) queste Feste; e da varie parti dei mobili – racconta Orsini – cacciò fuori un sacco di soldi, erano tutte banconote da cento, cinquanta euro, e sul tavolo insomma si arrivò (a posare) 60-70mila euro. In quella occasione (D’Alessandro) diede pure 500 euro a Vollaro e a Cirillo».

(II – fine)

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