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Home Inchieste e storia della camorra

Affari e cemento, indagati Greco e i big di Forza Italia e Pd

di Redazione
1 Marzo 2019
in Inchieste e storia della camorra, Notizie di Cronaca, Notizie di Economia, Notizie di Politica
Tempo di lettura: 4 minuti
L'ex area industriale Cirio di Castellammare di Stabia

L'ex area industriale Cirio di Castellammare di Stabia

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di Giancarlo Tommasone

Sono 17 i nomi, tra cui anche quelli di politici, imprenditori e tecnici, finiti nel registro degli indagati con le accuse, a vario titolo, di corruzione, abuso d’ufficio e traffico di influenze illecite. Al centro c’è l’affare della ex Cirio, l’area industriale dismessa e interessata da un progetto di ristrutturazione che negli anni ha visto numerosi blocchi per mancanza di autorizzazioni e, stando alla Procura, altrettanti numerosi tentativi di far ripartire le opere di riconversione, cercando di procurarsi i permessi (anche attraverso presunte azioni corruttive).

Il progetto è finalizzato all’abbattimento della struttura preesistente,
e alla ricostruzione su quel suolo, di 330 appartamenti (110 alloggi
di housing sociale e 220 da destinare alla vendita sul libero mercato)

La proroga delle indagini (a firma del gip Mariaconcetta Criscuolo) si accosta all’inchiesta finalizzata dall’operazione Olimpo, scattata circa tre mesi fa. Un nome su tutti, quello di Adolfo Greco, il «re del latte», l’imprenditore stabiese di 68 anni che si trova attualmente in carcere a Secondigliano, con l’accusa di concorso in estorsione aggravata dalla matrice camorristica. Guidata dal pm Giuseppe Cimmarotta e coordinata dal procuratore antimafia, il vicario Giuseppe Borrelli, l’inchiesta Olimpo, il 5 dicembre scorso, ha portato a una quindicina di arresti e a 21 indagati in totale.

Quattro i clan contro i quali è stata condotta l’operazione
scattata a dicembre, cosche dell’area stabiese:
D’Alessandro, Cesarano, Afeltra, Di Martino

Ma tornando all’ultima indagine, bisogna fare un piccolo passo indietro sulla ex Cirio di Castellammare di Stabia: la storia parte 20 anni fa, quando Greco, insieme al defunto Tobia Polese (meglio conosciuto come don Antonio, alias il «boss delle cerimonie» della Sonrisa di Sant’Antonio Abate) acquista attraverso la PolGre Europa 2000 (che fa riferimento appunto ai due citati imprenditori) l’area industriale.

Per riconvertire il suolo e per edificare al posto della fabbrica,
un quartiere residenziale, c’è bisogno di autorizzazioni,
che però, negli anni non si riescono a reperire

Per tale motivo, secondo l’accusa, supportata dal riscontro delle indagini di Mobile di Napoli e agenti del commissariato di polizia stabiese, si registrerebbero almeno tre episodi di corruzione, da parte di Adolfo Greco.

Luigi Cesaro

Tra le persone destinatarie di avviso di garanzia, nell’ambito dell’indagine sulla ex Cirio, ci sono anche i parlamentari di Forza Italia, Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo (entrambi hanno ricoperto il ruolo di presidente della Provincia di Napoli), Mario Casillo (consigliere regionale del Pd, ex consigliere e assessore a Boscoreale); Gennaro Iovino (dirigente del Pd stabiese e padre del consigliere comunale Francesco); il figlio di Adolfo Greco, Luigi (che è stato consigliere comunale a Castellammare).

Sopra Antonio Pentangelo, sotto l’imprenditore Adolfo Greco

Nel registro sono stati iscritti anche i nomi di «tecnici», vale a dire quello dell’architetto Mario Biondi (commissario ad acta nominato, nell’agosto del 2014, da Pentangelo per esaminare l’istanza presentata dalla PolGre per ottenere il permesso a costruire nell’ex area Cirio); dell’ingegnere Antonio Elefante.

E poi ci sono gli imprenditori: Pierpaolo Limone, (inserito nell’organigramma della PolGre in qualità di amministratore); Giuseppe Passarelli, che avrebbe dovuto occuparsi delle opere per edificare il complesso residenziale; l’editore Giovanni Lombardi, ex presidente della Casertana FC; il fratello di Tobia Polese, Sabato. Nel registro degli indagati compaiono pure i nomi della moglie di Adolfo Greco, Angelina Rega, di Francesco Cesaro, Marcello Ciofalo, Vincenzo Campitiello e Vincenzo Colavecchia.

Verticalizzando l’attenzione sui presunti rapporti tra Greco
e il mondo della politica, c’è da fare riferimento
a un’informativa di polizia giudiziaria redatta a maggio del 2018

Le conversazioni captate nel corso dell’attività di intelligence che ha portato alla stesura della relazione, «permettevano di comprendere e decifrare comportamenti e relazioni sociali, politiche e delinquenziali», da parte di Adolfo Greco, annotano gli operatori di polizia giudiziaria.

«In tal senso va interpretata, ad esempio, la candidatura di Luigi Greco (figlio di Adolfo), poi eletto consigliere comunale (con 677 voti) nelle fila di “Scelta Civica”, a sostegno del candidato sindaco, esponente di Forza Italia, Antonio Pentangelo». E’ proprio quest’ultimo, secondo gli inquirenti, che avrebbe «poi assunto un ruolo strategico fondamentale nello scacchiere di Adolfo Greco per la realizzazione dei suoi intenti criminosi» riguardo alle vicende relative (proprio) alla riqualificazione dell’ex area industriale Cirio e a quelle legate all’Asi (Area sviluppo industriale) di Castellammare di Stabia.

Per gli inquirenti,
«Antonio Pentangelo costituiva l’anello
di congiunzione tra l’imprenditore indagato
e l’attuale senatore Luigi Cesaro»

Quest’ultimo, è scritto nell’informativa presentata a maggio scorso, «da presidente della Provincia di Napoli, assunto il seggio di parlamentare, avrebbe poi nominato con proprio decreto, il suo “delfino” stabiese, alla poltrona di facente funzioni di presidente della Provincia». La nomina, annotano ancora gli inquirenti, sarebbe stata poi «utilizzata da Greco relativamente alla vicenda “Cirio”».

Diversi i riferimenti politici su cui Greco poteva contare a livello stabiese,
regionale e nazionale, secondo quanto si evince dalle intercettazioni effettuate

«Come Nicola Corrado (all’epoca assessore della giunta Cuomo), Pasquale Sommese (nel 2013 assessore regionale della Campania), Antimo Cesaro (all’epoca ex assessore regionale), e i senatori della Repubblica (ci riferiamo sempre all’epoca dell’indagine) Antonio Milo e Carlo Sarro», è scritto nero su bianco nell’informativa di polizia giudiziaria.

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