I clan della periferia nord di Napoli cambiano strategia e per imporre il pizzo adottano nuovi stratagemmi. La mossa degli aguzzini del gruppo Balzano: «Cento pezzi a 50 euro, ti faccio mettere sopra pure il tuo nome»
L’imposizione del racket cambia pelle, non passando più esclusivamente per la pretesa “secca” di denaro. Quasi tutti i clan napoletani negli tempi sembrano aver optato per una strategia diversa, capace – almeno sulla carta – di suscitare meno sospetti agli occhi delle forze dell’ordine e meno rabbia in quelli delle vittime. Non ha fatto eccezione neppure il gruppo Balzano-Romano, una delle due cosche nate dalla polverizzazione del clan Lo Russo di Miano, che negli ultimi due anni ha letteralmente seminato il panico nella periferia nord del capoluogo con una lunghissima serie di pretese estorsive: «È una prassi – sostengono gli inquirente – delle organizzazioni criminali di imporre nel periodo natalizio l’acquisto di prodotti come calendari, penne o altro da loro stesse forniti e prodotti».
Paccottiglia venduta tra l’altro a carissimo prezzo: «Attraverso la vendita di un pacco composto da 100 accendini, 100 penne e 100 calendari sui quali veniva anche impresso il logo della ditta che aveva effettuato l’ordine, laddove richiesto, si simulava l’estorsione atteso che il bene proposto non viene offerto, ma imposto con la forza, e infatti il destinatario della proposta di vendita non ha alcuna possibilità di scelta, deve necessariamente acquistare il bene, diversamente vi saranno delle conseguenze». È uno spaccato da brividi quello che emerge dall’inchiesta che poche settimane fa ha consentito di azzerare, con l’esecuzione di sette arresti, la paranza capeggiata dal ras Eduardo Franco Romano, esponente di spicco della mala di Miano. Non tutte le vittime hanno però abbassato la testa. Alcune hanno deciso di denunciare chiedendo aiuto allo Stato e in molti casi le richieste estorsive sono state anche registrate in tempo reale dalla polizia.
È il 17 ottobre scorso quando Romano, dialogando con l’affiliato Salvatore Maggiore, esclama: «I gadget per Natale, i regali di Natale… per esempio… penne, blocchetto e calendari… 100… 100… e 100… 150 euro… due… deve prendersi per forza tutti e tre!». Insomma, le vittime designate non avevano alcuna possibilità di scampo e neppure di scelta. Il 19 ottobre Maggiore si presenta nel negozio di un barbiere della zona di Miano e mette subito in chiaro l’offerta: «Hanno organizzato il fatto che ti disse a te… 100 penne, 100 calendari e 100 accendini. Tutte cose 50 euro ogni 100… sarebbe il pacchetto di 150… però ora ci manca l’accendino, me la sono presa prima perché dovevo fumare… però con il nome tuo, cioè tu mi dai un coso, io scrivo il nome tuo, Giuseppe Barone, sopra ogni penna, sopra ogni accendino e sopra ogni calendario». Il 19 ottobre l’estorsione camuffata viene reiterata all’indirizzo di un altro negoziante di Miano: «Buonasera Antonio, senti, stiamo organizzando una cosa per tutti i negozi no, per sotto Natale… che tu mi dai un fogliettino con il calendario, ogni penna, ogni accendino con il tuo nome sopra, tutto sistemato, abbiamo fatto 100 penne, 100 calendari e 100 accendini, cinquanta euro ogni cento pezzi, fosse tutto 150 euro».