I destinatari hanno dieci giorni di tempo per presentare le proprie controdeduzioni
di Fabrizio Geremicca
Un mese dopo la sentenza del Tar che aveva obbligato l’amministrazione comunale a dar corso alla istanza di vigilanza e controllo avanzata da un vicino su presunte irregolarità edilizie dell’hotel Le Axidie, il servizio antiabusivismo di Vico Equense scopre che in effetti all’ultimo piano dell’albergo sarebbero state realizzate varie opere senza le necessarie autorizzazioni.
Il 30 gennaio, dunque, il dirigente comunale Catello Arpino, che è al timone dell’ufficio Urbanistica, ha firmato l’ordinanza numero 19 di sospensione dei lavori, «qualora in corso», e di avvio «del procedimento amministrativo volto all’irrogazione delle sanzioni».
I destinatari dell’ordinanza sono Le Axidie srl, locataria dell’immobile del quale risulta proprietaria la società S.A.M.E. srl, che ha sede legale a Napoli ed è legalmente rappresentata da Antonio Savarese. Esponente quest’ultimo di una famiglia di imprenditori attiva sia nell’ambito del turismo sia in quello dei lavori marittimi e delle opere pubbliche, che di recente ha fatto anche il salto in politica.
Mariangela, la figlia di Antonio Savarese, è infatti consigliera comunale nella maggioranza che a Vico Equense esprime il sindaco Peppe Aiello, il quale guida una coalizione di centro destra la quale gode anche dell’imprimatur dell’ex sindaco Gennaro Cinque, che da alcuni anni è consigliere regionale. Ma torniamo all’ordinanza. I destinatari hanno dieci giorni di tempo dalla notifica per presentare le proprie controdeduzioni ed eventuali documenti che suffraghino la tesi della legittimità delle opere oggetto di contestazione.
Successivamente il Comune procederà con l’archiviazione del procedimento, se si sarà convinto della legittimità delle opere, oppure con le sanzioni previste, tra le quali il ripristino dello stato dei luoghi. Gli interventi che sarebbero abusivi non sono opere in cemento.
Opere in difformità alla certificazione di inizio lavori
Si tratta, però, di strutture realizzate, secondo quel che si legge nella ordinanza, in difformità rispetto alla certificazione di inizio dei lavori asseverata che era stata presentata da Savarese e che, comunque, sono state poratte avanti in assenza di permesso a costruire e di autorizzazione paesaggistica.
Il tutto – specifica il provvedimento amministrativo – «su territorio dichiarato di notevole interesse pubblico ed in assenza del relativo deposito dei calcoli strutturali presso il competente Genio Civile». In una zona poi, incalza l’ordinanza, «dichiarata sismica e nella fascia di rispetto di metri trenta dalla dividente demaniale».
L’avvio del procedimento amministrativo fa riferimento, tra l’altro, alla realizzazione su due terrazzi «di una struttura ombreggiante assemblata con elementi modulari con sviluppo quadrangolare e soprastante copertura dei singoli moduli di forma conica in materiale plastico tipo teflon». Le quali, prosegue il provvedimento «allo stato risultano chiuse perimetralmente con infissi del tipo scorrevoli in alluminio e vetro di cui alcuni fissi, altri con chiusura a pacchetto ed altri ancora privi di superficie vetrata».
Non sarebbero legittime, secondo l’ordinanza adottata dal Comune, neanche una tettoia in cemento e ferro, una scala in cemento armato realizzata sul terrazzo di minore comsistenza, una pergotenda in ferro ed altre opere. Il Comune, si diceva, era stato messo in mora dal Tar, che lo ha sostanzialmente obbligato, pena la nomina di un commissario, a rispondere dopo una inerzia piuttosto lunga alla richiesta di accertamenti presentata da una persona che risiede nei pressi dell’albergo e che è difesa in questa vicenda dallo studio Tozzi.

