Il pentito Vito Guadagno affida agli inquirenti il ritratto del boss Domenico Ferrara, indiscusso boss di Napoli Nord: «Ha una vecchia “500” e conduce una vita riservata nella sua villa bunker. Si arrabbia se qualcuno dei parenti gira con lo stereo dell’auto ad alto volume»
Un boss vecchio stile, con un codice d’onore che si rifà a quello dei clan della prima ora e un imperativo imprescindibile: mantenere un basso profilo per salvaguardare gli affari criminali. È questo il profilo di Domenico Ferrara “’o muccuso” che viene fuori dall’inchiesta che pochi giorni fa ha consentito alla Procura di Napoli di disarticolare il temibile clan Ferrara-Cacciapuoti, egemone nel comune di Villaricca e in parte del Giuglianese. A svelare il modus operandi del 66enne ras è stato soprattutto il collaboratore di giustizia Vito Guadagno, ex uomo del clan D’Alterio-Pianese, nel corso dell’interrogatorio al quale è stato sottoposto l’1 novembre 2011: «Il clan Ferrara-Cacciapuoti – ha subito precisato – è un’organizzazione capeggiata da Luigi Cacciapuoti e Domenico Ferrara detto “Mimì ’o muccuso”. Sia Cacciapuoti che Ferrara sono a capo di due gruppi tra loro piuttosto indipendenti, anche se gli affiliati ben sanno che si tratta di un’unica organizzazione criminale. Questo consente che chi fa parte di uno dei due gruppi non ha a che fare direttamente con gli affiliati dell’altro sottogruppo».
Una mossa, questa, che consente all’organizzazione di limitare le conseguenze giudiziarie in caso di arresti e, soprattutto, di pentimenti degli affiliati. Sul punto, Guadagno ha infatti aggiunto: «Sia Ferrara che Cacciapuoti sono capi di grande spessore criminale. Si tratta di un clan camorristico molto chiuso a cui sono affiliati solo soggetti che sono entrati nel clan da molti anni. Il gruppo è infatti molto attento ad aprire e a prendere nelle sue fila soggetti nuovi. Vi è anche una ripartizione interna delle conoscenze molto rigorosa. Chi fa estorsioni risponde solo ai capi, lo stesso chi fa droga, etc. In questo modo solo i capi hanno contezza di quello che è veramente il clan Ferrara-Cacciapuoti, in quanto gli altri non hanno informazioni sufficienti sui settori criminali che non seguono direttamente. Questo sistema è risultato fino ad ora molto proficuo, in quanto ha protetto il clan consentendogli di essere attivo e incontrastato a Villaricca». Lo stesso Vito Guadagno avrebbe per questo motivo avuto non pochi problemi a entrare a far parte dell’organizzazione: «In forza della mia conoscenza familiare con Luigi Cacciapuoti ero destinato a entrare in questa organizzazione, ma poiché ho militato anche nel clan D’Alterio-Pianese, per il quale ho commesso gravi reati, tale circostanza ha indotto Luigi Cacciapuoti a essere ancora più oculato».
Nei passaggi successivi Vito Guadagno ha riferito agli inquirenti il modus operandi del boss Domenico Ferrara, descritto come un ras vecchio stile, che non ama i riflettori: «L’ho visto qualche volta fin dal 2006, anche se non ci ho mai avuto a che fare. In queste occasioni me lo indicarono persone di una certa età di Villaricca perché Domenico Ferrara, pur essendo il capo di Villaricca, è come un fantasma. Egli infatti conduce una vita molto riservata e apparentemente rispettosa delle regole del vivere civile; gira con una 500 vecchio modello di colore scuro, porta occhiali, è magro e brizzolato… Vive nella sua villa bunker insieme al suo nucleo familiare e pretende dai figli un rigore assoluto, ad esempio è capace di arrabbiarsi molto addirittura se essi girano con lo stereo ad alto volume in auto; so questo con certezza perché conosco bene i figli di Domenico Ferrara “’o muccuso”, che sono Francesco, Raffaele e Salvio. Essi al contrario del padre conducono una vita molto agiata, girano su auto di grossa cilindrata e hanno tutti studiato». E ancora: «Domenico Ferrara conduce una vita riservata, tanto è vero che per il paese, quelle rare volte che esce, gira da solo, anche se tutti si accorgono che sta passando per la strada in quanto viene predisposto un servizio di sicurezza da parte degli affiliati che però lo controllano a distanza. In ciò Ferrara si distingue molto dai capi degli altri clan che, al contrario, ostentano manifestazioni di forza girando con scorte armate e assumendo atteggiamenti tracotanti».